24.1.2022

Idolatria nella vita quotidiana

 

Il giornale "Avvenire" ha recentemente pubblicato un articolo tanto interessante quanto misterioso. Il lettore è condotto da un'argomentazione teologica alla conclusione che l'idolatria non è solo una questione religiosa, ma trova anche la sua strada senza ostacoli nella politica, nell'economia, nelle sfere civili della vita e nelle relazioni sociali. L'idolatria emana anche dai sacerdoti, "conducendo le persone su falsi sentieri religiosi e teologici". Il nucleo della corruzione politica è la non esecuzione della giustizia. In questo contesto, ciò significa che sono proprio i poveri e i più deboli a non essere protetti, anche se sono loro i primi ad avere bisogno di giustizia. In riferimento a un'esecuzione del profeta Osea, i politici e i funzionari, invece di liberare gli oppressi e le vittime, sono diventati cacciatori e uccellatori:  

 

"Hanno teso trappole e lacci nei quali sono caduti proprio coloro che dovevano essere liberati e protetti. È la perversione del potere e del diritto che, da mezzi di garanzia delle persone oneste e vulnerabili, nelle mani della classe dirigente si sono trasformati in strumenti di condanna e di cattura“. Anche se c'è sempre stata una tendenza ad abusare del potere politico, il risultato rimane: i governanti negano così la dignità della loro carica e pervertono il significato della loro autorità. L'autore opina: „Il colpo di genio di Osea è pensare e dire che questa corruzione del diritto è idolatria“. 

 

Il testo critica anche quei credenti che sono così occupati a difendere Dio che diventano incapaci di difendere le persone in difficoltà. L'autore riesce così a fare un salto nella pratica quotidiana. Perché il virus velenoso dell'idolatria penetra proprio dove solo il culto puro è valido: "L’idolo è religione di solo culto, funziona solo nel proprio terreno sacro. È un atleta che sa fare salti favolosi, ma solo a casa sua. Gli idoli non danno comandamenti, non entrano nella causa dell’orfano e della vedova, non si interessano del mantello del debitore per la notte, non difendono la vigna di Nabot. L’idolo consuma solo liturgia“. Il Dio d'Israele non fa così, "più della metà dei comandamenti di Mosè riguardano i rapporti tra persone“. Ecco perché continua ad avere effetti anche senza un luogo santo. "E allora il grande messaggio di Osea è davvero molto importante, forse decisivo. Ci dice che siamo già dentro un culto idolatrico quando riduciamo la religione al solo culto, quando confiniamo Dio nel suo luogo sacro e non lo facciamo diventare ethos delle nostre relazioni, diritto e giustizia. Un dio che diventa solo culto religioso è un idolo“.  

 

Il processo di decadenza in una comunità non è quindi una questione puramente spirituale, ma è complesso e riguarda sempre tutti i settori della vita. Coloro che difendono solo la vita religiosa e spirituale emarginata invece di affrontare anche le insidie della gestione del potere nella vita reale, i loro sforzi di riforma non sono abbastanza efficaci: "E così non capiamo che le idolatrie che sono penetrate nel nostro popolo si sono rivestite di prassi relazionali e comunitarie sbagliate, ed è lì che vivono, si diffondono, infettano tutto il corpo“. Le crisi potrebbero essere sanate solo quando rivediamo le gerarchie e le nostre relazioni. "Troppe crisi diventano trappole e lacci imbattibili perché, preoccupati dal paradiso, non ci occupiamo abbastanza della terra sotto i nostri piedi … Senza sapere che questa logica non è quella biblica e non è quella della vita, e non fa altro che farci sprofondare ogni giorno di più nelle nostre trappole“. 

 

Bisogna quindi non solo argomentare spiritualmente, ma anche includere un linguaggio pratico e quotidiano: "Certi dèmoni si scacciano solo chiamiamoli per nome“. L'autore non nomina esattamente i demoni a cui si riferisce - qui mantiene un basso profilo. Questo dipende ovviamente da ogni persona, a patto che usi il suo buon senso quotidiano e poi abbia il coraggio di dirlo ad alta voce.


20.12.2021

Lasciarsi toccare

 

Ecco una profonda predica aderente alla realtà per Natale di Don Luigi Epicoco: Anche se la realtà ci delude sempre era importante proprio in questo tempo fermarci, cioè riflettere invece di fare sempre qualcosa che serve spesso per correre fuori di sé. Bisogna piuttosto trovare il coraggio di tornare in se stesso e di cominciare cosi un „pericoloso” viaggio. Il contrario di questo viaggio in sé significherebbe di cercare sicurezza e rassicurazione. Ma in Dio si metteva in cammino. „Solo così si può scoprire da quale motivo è guidato la nostra esistenza.” L’effetto che deriva di questo viaggio: una gioia che prospera persino in situazioni in cui si soffre o in cui si deve vivere una disgrazia. Questa gioia non risultava dalla soddisfazione e neanche dal tenere tutto sotto controllo – anzi è un dono a coloro che si aprono per questa esperienza di Natale, cioè di rinnovarsi e di lasciarsi toccare il cuore.                             Durata della predica: una mezz'ora


8.12.2021

Il meglio possibile

 

Eccellentemente avvicinato: In una registrazione di televisione da novembre 2017 sul tema „Avvento: tempo di attesa e di speranza” spiega il teologo Don Luigi Epicoco fra l’altro il dunque di questo tempo. Epicoco è una persona molto savia – ci si può convincere guardando i numerosi video di e con lui che si possono trovare su internet. Non è soltanto un presbitero ma anche filosofo e scrittore. In più è preside dell'Istituto Superiore Scienze Religiose dell'Aquila e quest’anno in giugno è nominato assistente ecclesiastico del Dicastero per la comunicazione ed editorialista dell'Osservatore Romano. Nei limiti di nostra imperfezione dobbiamo „cercare di fare il meglio possibile per poter accogliere qualcosa che è infinitamente più grande, più dignitoso che può essere la nostra vita”, dice. Coloro che vogliono approfondire il tema: lì c'è un altro video: „Quando Dio entra dentro la nostra vita, qualunque cosa noi siamo, splendiamo”, Epicoco è convinto.


4.12.2021

Difendere le radici

 

La diluizione del cristianesimo spinta fra l’altro dai politici dell'UE è stata smorzata. Dopo proteste, sopra-ttutto dall'Italia, la Commissione UE ha ritirato le sue „Linee guida per la comunicazione inclusiva” per il momento. In quelle le istituzioni sono state invitate a dire invece di Natale „festività” e a evitare nomi cris-tiani. Giustificazione: „Non tutti sono cristiani.” Che si dice! Nessuno ha mai affermato tali sciocchezze. Di fatto, però, ci si deve chiedere come si possa arrivare all'assunto insensato e mai provato che qualcuno si senta discriminato quando qualcun altro stima la propria cultura e ne parla di buon animo. Nessuna persona sana di mente è infastidita da questo. Potrebbe anche essere interessata a quest'altra cultura. Ma è proprio questo vivace scambio culturale che viene impedito da quei politici che vogliono imporre i dettami linguistici alle istituzioni e alla popolazione. L'interazione naturale è così soffocata sul nascere. È fastidioso. 

 

Un commentatore scrive sull’affare: „A forza di voler includere si finisce per escludere. È l’effetto paradossale di quella che sta diventando una vera ossessione delle istituzioni europee per l’uso di un linguaggio che non faccia sentire nessuno discriminato.” Ancora più appassionato si esterna Franco Corbo, parroco in Potenza: „E’ stato un documento di una stupidità enorme e di annullamento della persona umana. Da sempre – afferma don Franco – l’uomo è una persona di una tribu, di una etnia, con una cultura , un credo religioso, una personalità ecc. eccc. Perché si vuole schiacciare il sentimento religioso di una persona? Evidentemente c’è il sottile tentativo di ridurre l’uomo ad un semplice consumatore … è gravissimo che dagli uffici europei sia uscita questa cretinata. Bisogna chiederne conto a chi lo ha permesso.” Il cardinale Pietro Parolin dice: „C’è la cancellazione di quelle che sono le radici, soprattutto per quanto riguarda le feste cristiane, la dimensione cristiana anche della nostra Europa … distruggere la differenza e distruggere le radici vuol dire proprio distruggere la persona.” E la Commissione episcopale dell'UE Comece ha almeno comunicato che alcuni passaggi del documento siano „caratterizzati da una tendenziosità antireligiosa”.  

 

Adesso allora la commissaria per l'uguaglianza Helena Dalli ha annunciato di lavorare „ulteriormente a questo documento”. Si preferisce non sapere il risultato finale; almeno non prima di Natale, meglio mai.  

 

Nota: Siccome vari media stanno ora cercando di edulcorare la questione e screditare i critici:

Ecco il documento in lingua inglese – la pagina 19 è rilevante.


30.11.2021

L’interstizio tenero

 

Un quadro armonioso per l'atmosfera dell'Avvento: „La Creazione di Adamo” di Michelangelo. Un capolavoro che possa far incantare con la sua bellezza. Particolarmente impressionanti sono le due mani con gli indici distesi, che quasi, ma non del tutto, si toccano. L'osservatore può difficilmente resistere a completare o anticipare mentalmente il tocco, anche se la distanza rimane chiaramente visibile. Coloro che sono in grado di farlo possono tuffarsi in questo interstizio, che sembra così tenero e pare promettere così tanto, con tutta l'apertura disponibile. Questo è appagante e sommamente immunizzante.   

 

Ma ci resta un dettaglio importante – questa pagina fa sapere: „Michelangelo aveva disegnato il pannello della creazione dell’uomo con le dita di Dio e di Adamo che si toccavano. I cardinali chiesero che non si toccassero, ma che le dita di entrambi fossero separati, e anzi, che il dito di Dio fosse sempre teso al massimo, ma che quello di Adamo si contraesse nell’ultima falange. Un dettaglio semplice, ma con un significato sorprendente: Dio è lì, ma la decisione di cercarlo dipende dall’uomo. Se vuole stenderà il dito, lo toccherà, ma se non vuole può passare tutta la vita senza cercarlo. L’ultima falange del dito contratto di Adamo rappresenta così il libero arbitrio.” L’Avvento è l'occasione più favorevole per riflettere su questo. Tuttavia non ci sarebbe nulla da perdere. E se qualcuno pensa che ci fosse: cosa sarebbe? 

 

Il poeta Johann Wolfgang von Goethe peraltro scrisse 1787: „Senza avere visto la Cappella Sistina non è possibile formarsi un’idea apprezzabile di cosa un uomo sia in grado di ottenere.“ 

 

Qui si può guardare il soffitto della Cappella Sistina intero e lì un omaggio musicale a Michelangelo.


14.11.2021

Fede e scienza: ambedue plasmano la cultura

 

Coloro che vogliono qualche spunto di riflessione sul senso della vita, troveranno quello per esempio guardando questo video in internet. È una incisione del convegno „Dialogo su fede e scienza” con l’astrofisica Margherita Hack e il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti. L’incontro si svolse in gennaio 2010. Tre anni dopo, in giugno 2013, Hack è deceduta all'età di 91 anni. 

 

„Questa sera una scienziata che indaga come va il cielo e un vescovo che insegna come si va in cielo dialogano tra loro” e altri esperti su due passioni – una per la scienza e una per la fede, fu detto all’inizio: „Sono chiamate questa sera convergere sull’unica passione che dovrebbe animare coloro che fanno cultura – la passione per l’uomo; per la sua felicità e il suo destino di vita.” Coerente il moderatore ha invitato l’uditorio di non applaudire durante la discussione su queste diverse versioni del mondo: „Questo incontro non vuole essere uno scontro fra diversi partiti o diverse ideologie. Qua non c’è nessuno che ha qualcosa da guadagnare – non c’è nessuno che deve vincere sull’altro.” Il confronto deva essere serio e appassionato sia dalla parte del credente o del non credente, non ci voglia un applauso che crea un clima di scontro.  

 

Sembrava comunque di tanto in tanto che il pubblico ha mostrato più simpatia per l'astrofisica sebbene la sua recita era decorata di divulgative generalizzazioni e concezioni superate della religione cristiana mentre il vescovo è rimasto maggiormente presso se stesso e le sue esperienze. Il vescovo parla dal minuto 25:20 nel video. Interessante da ascoltare è anche la rettifica di Bruno Fasani dal minuto 1:17:07 nel video. Tuttavia: Non bisogna dimenticare che un tempo scienza e religione erano strettamente legate e che dopo il crollo dell'Impero Romano furono soprattutto i monasteri a conservare secoli di conoscenza.   

 

Inoltre, come ricordo: „Molti scienziati credono sia nella scienza che in Dio, … in modo perfettamente coerente.” (Richard Feynman, 1918 – 1988, premio Nobel per la fisica nel 1965). Un collega professionale di Margherita Hack per esempio, Sir Arthur Stanley Eddington (1882 – 1944), astrofisico, ha detto: „La fisica moderna ci porta necessariamente verso Dio, non lontano da lui. Nessuno degli inventori dell'ateismo era uno scienziato naturale. Tutti loro erano filosofi molto mediocri.” Altre citazioni:  

 

„Fare astronomia significa leggere i pensieri di Dio” (Johannes Keppler, 1571 – 1630, matematico, fisico, astronomo e filosofo della natura) – „La religione e la scienza non si escludono a vicenda, come alcuni credono e temono oggi, ma si completano e si condizionano a vicenda. Per il credente, Dio è all'inizio, per lo scienziato alla fine di tutte le considerazioni” (Max Planck, 1858 – 1947, fondatore della teoria dei quanti, premio Nobel per la fisica nel 1918) – „L'opinione occasionalmente sentita che nell'era dello spazio sappiamo così tanto sulla natura che non abbiamo più bisogno di credere in Dio non è giustificata da nulla. Fino ad oggi, la scienza naturale ha scoperto almeno tre nuove domande per ogni nuova risposta. Solo una fede rinnovata in Dio può portare alla trasformazione che può salvare il nostro mondo dalla catastrofe. In questo, scienza e religione sono fratelli, non opposti” (Wernher von Braun, 1912 – 1977, fisico, tecnico aerospaziale). Simile citazioni degli scienziati si trovano molte di più. 

 

Coloro che vogliono approfondire il tema e la riflessione: Su questa pagina si trova un’elaborazione ben assortita riguardando tra l'altro la domanda: „Chi è l’uomo?”