3.1.2022

Guardare avanti

 

Per l’inizio del nuovo anno merita dare qualche sguardo sui contributi motivazionali. A questo punto per esempio c’è scritto un bel testo: “Guarda avanti – Non girarti dietro”. L’autrice è convinta: “Guardare indietro ci fa cadere”, riferendosi al “guardare tutta la storia del nostro passato … a fatti e persone che non ci hanno portato magari dove volevamo essere. Spesso ci soffermiamo dove siamo caduti, dove ci siamo fatti mali, sul rancore verso gli altri per quello che hanno fatto o non fatto, per il disinteresse mostrato nelle diverse situazioni”. Ma meglio che vivere con rancore quello che è accaduto o con astio verso le persone sia “integrare il proprio passato nel presente” sapendo che si può modificare il presente e il futuro; imperando dai fallimenti. Si potrebbe aggiungere qui: e perdonando. Tuttavia: Delle scelte devono essere fatte per sé e non per l’approvazione degli altri: per raggiungere gli obiettivi che sono giusti per noi. 

 

Anche dalla vista cristiana guardare indietro non sarebbe utile, constata questo video: Solo camminando si possa ricevere sicurezza e rifugio. Sia necessario tentare di liberarsi dai cadaveri del passato per non passare la vita al cimitero; almeno, tenendo presente che non ci si libera mai completamente del passato, decidersi che non abbia la parte preminente nella vita. Don Luigi Epicoco sottolinea nel video il coraggio di liberarsi inoltre dai rapporti – sia intra-familiare o non-familiare – che invece di farci crescere e andare avanti o farci diventare noi stessi ci tengono in ostaggio. Si deva chiedere: Quel rapporto mi fa andare avanti o mi fa tenendo lì fermo: “Ed è davvero amore il rimanere lì fermo? È davvero una prova d’amore cercare costantemente un compromesso con certi rapporti”? Liberarsi di tutti quelli rapporti sia naturalmente utopico cioè si devono porre dei limiti se una persona vicina vuole decidere – mascherato dall’amore – sulla propria vita. Poiché: L’amore aiuti gli altri ad usare la propria libertà – non la usi al posto di quella persona.  

 

L'interazione interpersonale oggi sembra in parte essere molto lontana da queste esigenze. Qualche osservazione in pratica ma anche la lettura dei vari forum su internet fanno intravedere la dimensione in cui prevale l’impulso di dominare i partner di vita o anche solo di comunicazione per ridurre la loro autonomia. Queste non sono relazioni fruttuose, ma giochi di potere calcolatori. Dove regna un egocentrismo spietato invece di un'empatia benevola, o dove qualcuno si rifiuta di comunicare seriamente al livello degli occhi, dove qualcuno dimostra una superiorità per mezzo di tattiche sleali come trattenere informazioni rilevanti, non emergerà nulla di costruttivo. Non bisogna nemmeno lasciarsi abbagliare: Bloccare una comunicazione equa e svalutare l'altra persona può anche essere espresso in modo amichevole e obiettivo. Di fatto, però, si tratta di regola di un comportamento distruttivo, non orientato verso una soluzione comune.   

 

Si deve guardare avanti quindi con un’occhio attento e realistico; sapendo quali valori sono importanti per se stessi. L'altro occhio però deve rimanere aperto candidamente per rendere giustizia a tutti coloro che hanno davvero buone intenzioni e non sono solo fissati sui loro interessi. Una citazione del poeta Rainer Maria Rilke invita ad un'ulteriore riflessione: “Non bisogna mai disperare quando si perde qualcosa, una persona o una gioia o una felicità; tutto ritorna ancora più magnificamente. Ciò che deve cadere, cade; ciò che ci appartiene rimane con noi, perché tutto procede secondo leggi che sono più grandi della nostra intuizione e con le quali solo apparentemente siamo in contraddizione. Bisogna vivere in se stessi e pensare a tutta la vita, a tutti i suoi milioni di possibilità, ampiezze e futuri, rispetto ai quali non c'è nulla di passato o perduto”.


28.12.2021

Riflessione per il nuovo anno

 

Un formatore tedesco per la gestione del tempo si è preso la briga di compilare un catalogo di domande per la riflessione personale sul nuovo anno. Ha fatto davvero un buon lavoro! Il modo migliore per rispondere alle domande: in un'ora tranquilla in un luogo gradevole. Con questo sguardo riflessivo al passato, ci si conosce meglio. Ti dà anche un'idea delle tracce che hai lasciato nell'ultimo anno. La consapevolezza arricchita potrebbe essere utile il prossimo anno. Qui stanno le domande tradotte – buon divertimento…


16.12.2021

Attorno alla porta

 

Le porte hanno un alto valore simbolico. Si può aprire delicatamente una porta per far entrare qualcuno. Ma puoi anche sbattere rudemente la porta in faccia a taluno.   

 

Nell'antichità c'era pure un Dio delle Porte: Giano. Esso era anche deputato per ponti, passaggi, soglie, viaggi e dopodiché per l’inizio di una nuova vita. Un bel compito. Riferendosi a Giano, c'è una collezione di citazioni interessanti intorno alla porta. Eccone alcuni: „Se l’opportunità non bussa, costruisci una porta.” (Milton Berle) „Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.” (Martin Luther King) „Non perdete tempo a battere su una parete, sperando di trasformarla in una porta.” (Coco Chanel) „Nella vita di un uomo prima o poi arriva un giorno in cui, per andare dove deve andare, se non ci sono porte né finestre, gli tocca sfondare la parete.” (Bernard Malamud) „Dobbiamo tutti abituarci all’idea che non ci sono chiavi e che non ci sono serrature. Solo porte girevoli.” (Maurizio Cattelan) „Quando chiudi una porta, verifica accuratamente di trovarti dalla parte opposta del motivo per cui la chiudi.” (bon1z, Twitter) „I problemi bussarono alla porta, ma, sentendo una risata, fuggirono.” (Benjamin Franklin)  

 

Inoltre c'è una storia raccontabile in questa pagina: „La porta misteriosa.” Parla di un re che cercava un saggio consigliere per lui. Qualsiasi persona interessata del popolo è stata invitata a partecipare a un processo di selezione: Ad ogni aspirante è stato dato un mazzo di oltre cento chiavi. Il compito era quello di aprire una possente porta di ferro al primo tentativo! Passarono settimane e migliaia di persone cercarono invano di aprire questa porta. Un giorno, un viaggiatore sentì parlare della porta misteriosa di cui nessuno aveva trovato la chiave giusta. Così anche lui ha voluto cimentarsi con questa porta. Guardò attentamente la serratura, le chiavi e l'intera porta. Con una semplice presa, spinse la maniglia verso il basso e la porta si aprì immediatamente, dacché non era nemmeno chiusa a chiave. Deliziato, il re disse: „Tu affronti le sfide senza lasciarti fuorviare. Non fai affidamento su ciò che senti, ma ti fidi della tua mente e delle tue sensazioni! Saresti il mio nuovo consigliere!” Quindi ciò che sembra così difficile può essere così semplice. 

 

Allora, si può imparare molto dalle porte. Per inciso, la citazione appropriata per il periodo dell'Avvento si trova nell’Apocalisse 3, 8: „Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere.” 


12.12.2021

Riconciliarsi con se stessi

 

Specialmente durante il periodo natalizio, ci si dovrebbe proteggere dal contagio – poiché il virus dell'hybris è dilagante. Tra le altre cose, il termine sta per superbia e presunzione. Il benedettino Anselm Grün avanza la tesi: „La superbia è il rifiuto di accettarsi nella propria umanità.” Le persone colpite hanno un'immagine ideale di sé così alta che escludono tutto ciò che contraddice questa immagine ideale – e anche tutte le persone che potrebbero guardare dietro la loro facciata. Quindi una vita senza una vera vicinanza interpersonale, solo per mantenere l'immagine gonfiata di sé. Anselm Grün consiglia in questi casi di riconciliarsi con la propria umanità, cioè anche con i propri difetti e la vulnerabilità: „La cura per l'hybris, quindi, è l'umiltà. L'umiltà (humilitas) è il coraggio di scendere negli abissi della mia anima, nei lati in ombra, che oscurano la mia umanità. Mi accetto con la mia terrosità e con tutti i punti ciechi da cui altrimenti chiudo gli occhi … Se mi accetto come sono, allora non ho bisogno di mettere una facciata e atteggiarmi in modo perfetto e impeccabile di fronte agli altri.” Si noti che il termine umiltà è spesso frainteso come un gesto di sottomissione. Da un punto di vista psicologico, invece, si definisce in modo molto più costruttivo: „L'umiltà (in netta distinzione dall'umiliazione) è una mentalità che è strettamente legata alla dignità e rende le persone più accessibili perché sanno della loro vulnerabilità e toccabilità.” Quindi: superbia e umiltà sono due mondi diversi. Alla fine, l'attuale scissione della società si trova principalmente lì.   


26.11.2021

Apprezzare la fragilità

 

Ecco qualcosa di costruttivo dal Giappone – volentieri usato per la proiezione simbolica su situazioni di vita attuali oppure sulla propria personalità:  

 

Kintsugi è un metodo tradizionale di riparazione della ceramica rotta. La particolarità: gli artigiani giapponesi non cercano di nascondere i difetti evidenti della riparazione, ma mettono in primo piano la fragilità dell'oggetto. A questo scopo, la lacca giapponese urushi viene applicata in diversi strati, opzionalmente spolverata con pigmenti dorati o argentati e poi lucidata. All'oggetto precedentemente rotto viene così dato un diverso apprezzamento – alle cose rotte viene data una nuova vita, per così dire, e le cose diventano irripetibili. L'estetica dietro Kintsugi è il wabi-sabi. Significa qualcosa come comprendere la bellezza nel transitorio, nel vecchio o nel difetto. Perché nella vita, niente è mai completamente rotto. Anche dopo i colpi del destino, ci si può rimettere insieme. Da questo punto di vista, Kintsugi può anche promuovere la resilienza umana, cioè la capacità di recupero.

 

Su questa pagina si può guardare un bel video sul significato di Kintsugi.


22.11.2021

Molto più che ci conviene

 

Mai dimenticato: The Truman-Show. Uno che è stato ingannato da tutto il mondo e alla fine trova il coraggio di andare verso l'ignoto fuori. Con la sua espressività il film „sembra girato ieri”, dice un filosofo su youtube in sua interpretazione „The Truman Show, oggi: il Dentro e il Fuori”. Vale bene la pena di ascoltarla, questa legatura di filosofia e psicologia. Si tratta anche di auto-inganno e ognuno possa chiedersi dove costruisce un po’ Truman-Show anche nella propria vita. Cioè: dove le persone e i fatti sono mentalmente piegati in modo tale che sia più facile affrontarli. Oppure in un modo per non dover affrontare la propria sbagliata condotta. Perché: „È sempre troppo difficile uscire dalla confort zone”, dice in un commento sotto il video. 

 

Un’altra uditrice pensa: „Bellissima interpretazione. Ho sempre pensato anch'io che noi umani ci rendiamo conto di molte più cose di quel che ci conviene far credere...” C'è anche un'obiezione critica: „Sono d'accordo con l'auto-inganno di tutto gli attori attorno a Truman, ma non con l'auto-inganno di Truman. Come può un essere che è sempre cresciuto in un mondo che gli mostrava quelle stranezze intuire che c'è della finzione? Può intuire e sentire che gli manca un pezzo, ma come puoi dire che è stupido a non accorgersi subito dell'inganno, se l'inganno è stata la sua vita e non ha conosciuto altro. La consapevolezza della sua condizione l'aveva, secondo me, solo nella sua infelicità, ed è quello che lo porta fuori, sentiva che c'era qualcosa che non andava ma non aveva idea di cosa. La sua scommessa arriva nel momento in cui non ha niente da perdere perché per come conduceva la sua vita, lui poteva pure morire.” Sembra un po’ radicale questo commento nella sua conseguenza quindi, ecco un altro commento di un uditore per la compensazione: „Lo spettacolo deve andare avanti – basta che non mi disturbi il sonno…” 

 

Il fine di Truman-Show si può guardare qui. Tuttavia, la parte migliore manca alla fine del film in questa versione italiana. Si può continuare con la versione tedesca a partire dal minuto 6:45 (si capisce tutto).


10.11.2021

Critica stima la dignità umana

 

L'atteggiamento di tutti coloro che si considerano moralmente impeccabili ma allo stesso tempo considerano riprovevole l'espressione di qualsiasi critica non corrisponde realmente all'idea dei diritti umani. In realtà sono proprio i loro critici che prendono sul serio gli altri nella loro dignità umana e non quelli che li lasciano andare via con tutto. La politica dei diritti umani parla della comprensione della dignità dell'essere umano come soggetto responsabile. Significa che in questa elementare esigenza di stima, l'essere umano conosce se stesso e i suoi simili come soggetti di responsabilità. Questo sia il presupposto implicito di tutti gli obblighi normativi: per esempio, che le persone si promettono qualcosa e possono contare sul fatto che venga mantenuto. Ogni comunicazione seria e, in un contesto più ampio, anche la morale e il diritto, si basano su questa pretesa di stima reciproca.

 

Per evitare degli equivoci: Non si tratta di dover elaborare o guadagnarsi il rispetto come soggetto di responsabilità, di dover dimostrare un curriculum o di assumersi effettivamente la responsabilità per gli altri: La dignità dell'essere umano consiste piuttosto nella fondamentale – forse anche solo potenziale – capacità dell'essere umano di entrare in obblighi normativi. Senza questa elementare pretesa di rispetto, gli obblighi non sono nemmeno concepibili; non potrebbero né sorgere né essere mantenuti. Altrimenti, ci sarebbe solo la considerazione utilitaristica dei benefici individuali o collettivi che ci si aspetta dagli accordi. 

 

In un opuscolo tedesco dell’istituto per i diritti umani c’è scritto inoltre: Il fatto che la violazione degli obblighi scatena tipicamente dei rimproveri – per esempio di inaffidabilità o di violazione della fiducia – mostra comunque che c'è almeno l'aspettativa di un effetto vincolante. La disapprovazione di un comportamento concreto può quindi essere un'espressione di rispetto per la persona interessata come soggetto di responsabilità, cioè che si prende questa persona sul serio. Questa prospettiva rivela chi rispetta veramente la dignità umana e chi no. Dove non ci si aspetta o non si desidera alcun impegno nell'interazione interpersonale, prevale l'indifferenza verso l’esigenza di stima delle persone come soggetti di responsabilità. È ovvio che in un ambiente così poco dignitoso si verificano poco più che eventi poco dignitosi.